Testamento di sangue è il titolo di un film western del 1958 che Dario Bellezza sceglie per marcare ironicamente, nell’insolita forma del poema drammatico, una storia romana con evidenti tracce autobiografiche.
Qui si muovono persone e personaggi scelti nello scenario degli “ultimi”, figure che vivono ai margini di un mondo borghese di cui celebrano la rovinosa esplosione.
Il Poeta e il Ragazzo, la Puttana e il Travestito, il Terrorista e il Guardiano dei cessi…. è tra queste maschere che si snoda il racconto di un amore impossibile fatto di carne e parole: la Poesia sta morendo così come l’innocenza dei personaggi, ormai di un altro mondo “…creaturale, dove non c’è pace o posto per l’Utile, ma tutti vivono barbari e felici..”.
Siamo all’inizio degli anni ’90, svolta del secolo e fine di un’era: è qui che l’autore disegna una storia fatta di eccessi, trasgressioni, tradimenti e abbandoni sullo sfondo di una Roma, irrimediabilmente andata, dove aleggia il fantasma di Pasolini, insostituibile maestro di Bellezza, testimone muto e presente della spietata durezza del mondo.
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